Mi chiamo Egon e sono una “specie” di uomo trans* e sono la mamma di Pietro e Viola e volevo raccontarvi di come sono come sono diventato un genitore trans*.
Io mi sono sposato il 17 maggio del 2006, nel giorno del primo compleanno di mio figlio.
Ho avuto un matrimonio etero ma un divorzio gay: mi sono sposato da donna e ho divorziato da uomo.
Quando ho intrapreso il mio percorso di affermazione di genere le mie creature erano quindi abbastanza piccole, avevano 2 e 5 anni e come molti genitori trans* ero terrorizzato da quello che pensavo sarebbe potuto succedergli.
Per lungo tempo era infatti diffusa la convinzione che le persone trans* non volessero e non dovessero avere figli, basti pensare che in Italia fino al 2015 le persone transgender che chiedevano la rettifica dei documenti venivano sterilizzate dallo stato. E non ho ancora sentito delle scuse in proposito alla nostra comunità. In altri stati hanno pensato anche ad un risarcimento.
Gli assunti per cui nella nostra società si voleva impedire che le persone trans* avessero e crescessero della prole erano soprattutto tre:
- IL TRAUMA: i figli delle persone trans* saranno traumatizzati dalla transizione e dalla frequentazione del loro genitore trans*
- LA CONFUSIONE: i figli delle persone trans* saranno insicuri e confusi rispetto al loro genere e saranno portati con più probabilità a percepirsi come persone trans*
- CATTIVI GENITORI: i genitori trans* perderanno le loro capacità genitoriali con il percorso di affermazione di genere.
Da cinquant’anni a questa parte (ma il numero di ricerche scientifiche in proposito sta crescendo in maniera esponenziale) si sono fatte diverse ricerche per capire se questi tre assunti avessero qualche fondamento e si è indagato “l’adattamento” della prole delle persone transgender al percorso e al coming out del loro genitore.
Le ricerche finora compiute hanno demolito questi assunti e li hanno smascherati per quello che erano: dei pregiudizi transnegativi.
E anche l’esperienza aneddotica con le mie creature conferma i risultati di queste ricerche punto per punto.
Il mio coming out con loro è avvenuto attraverso il mio nome: Egon.
Io stavo vivendo già da un anno al maschile, stavo iniziando a prendere testosterone e loro non sapevano ancora nulla. Tutto il mondo da me conosciuto lo sapeva e loro no. Questo non perché glielo volessi tenere nascosto, anzi. Mi faceva star male che loro, per me le persone più importanti della mia vita, non lo sapessero ancora. Ma stavo seguendo il consiglio della psicologa a cui mi ero rivolto:
“Aspetta che siano loro a domandartelo, non precederli con informazioni non richieste. Ma quando te lo chiedono rispondi sinceramente, non nascondergli nulla e non creargli confusione con bugie o mezze verità. E’ la confusione che gli può nuocere, non tu come persona transgender”
E così una sera a cena mio figlio me lo chiese:
“Mamma, ma perché tutti ti chiamano Egon?”
Mia figlia più piccola ascoltava.
“Perchè mi sento un uomo e voglio che tutti mi chiamino così, tutti tranne voi, che potete chiamarmi come volete.”
E così una domanda che mi hanno fatto in continuazione è:
“Come ti chiamano i tuoi figli?”
I miei figli mi chiamano “mamma”.
Mia figlia quando era piccola diceva:
“Tu sei un uomo trans*. Io sono uscita da te e quindi tu sei la mia mamma”.
Non c’era dubbio né mancanza di rispetto. Perchè io ero e sono orgogliosamente un uomo madre. E soprattutto non c’era nessuna confusione di genere.
A tal proposito ricordo anche che un giorno Pietro, quando aveva 6 anni, mi chiese perché una nostra amica, una donna trans*, avesse la voce da uomo. Così lei gli spiegò che non era nata con quell’aspetto femminile, che quando era nata aveva l’aspetto di un maschio e però questo la rendeva infelice perché si sentiva una donna e che quindi, con l’aiuto dei medici, aveva fatto un percorso di affermazione di genere da uomo a donna, ma che la voce era rimasta la stessa. Mio figlio la squadrò un pochino e poi ci disse solennemente:
“Io però sono contento di essere nato maschio e voglio rimanere maschio!”
Adesso mio figlio ha 19 anni e la sua identità di genere è sempre maschile.
Le mie creature quando erano più piccole mi hanno detto delle cose carine, tipo
“Mamma, io non voglio figli perché non voglio spendere i miei soldi per loro, ma se avrò un figlio voglio essere un genitore come te”,
oppure:
“Mamma, sono contenta di avere una mamma trans, è figo”.
Ma ora sono adolescenti, suppongo che quello di cui hanno bisogno è vivere la loro vita, cercare la loro strada, essere del mondo. Essere nate da una persona trans* non le definisce, è solo una parte della loro storia, ed anche della mia: la mia parte di madre trans*.
Questo che avete letto è un piccolo estratto riadattato di una performance di circa cinquanta minuti che ho scritto e interpretato per parlare di genitorialità trans*.
La performance ha debuttato nell’ottobre del 2022 in occasione di un festival transfemminista a Vicenza, con la messa in scena della regista queer Elena Pachner Sarno e da allora gira per l’Italia per cercare di rispondere a domande tipo:
“Cosa spaventa del fatto che una persona transgender possa essere o diventare genitore e perché ci si preoccupa tanto della prole delle persone transgender?”
Abbiamo cercato di costruire questo seminario performativo sulla genitorialità delle persone trans* intessendo assieme parti di vita vissuta, momenti di gioco anche collettivo con il pubblico e teoria perché “la condivisione delle storie personali e il mettere in relazione tale conoscenza alle informazioni accademiche migliora davvero la nostra capacità di conoscere” (hooks, 2020) e “il personale riporta in vita la teoria” (Ahmed, 2023)
Il 19 marzo del 2023 la performance è a Rimini, nell’ambito di un festival intitolato Queerness, organizzato dal centro sociale autogestito Grotta Rossa.
E lì accade l’evento che ha ispirato il titolo di questo intervento.
Lo scorso anno infatti, in occasione del TDOV, la giornata della visibilità trans* che si celebra il 31 marzo, uno degli organizzatori della rassegna Queerness e del relativo evento sulla genitorialità trans*, l’artista Oliver Vincenzi, in arte Kage, decide di realizzare un murales nella città di Rimini, rappresentante una persona transmasc che allatta.
Artista e attivista, Vincenzi, è stato anche candidato al consiglio comunale nel 2016 (per la lista Rimini in comune - Diritti a sinistra). Il murales dopo pochi giorni viene cancellato con della vernice bianca, attirando polemiche anche sul sindaco di Rimini che aveva autorizzato l’opera, che si trasforma, nella bagarre mediatica sui giornali locali, nel “murales della discordia” e viene definita da esponenti politici riminesi della lega “vandalismo a sfondo ideologico”.
Mi definivo già un genitore queer ma dopo questa vicenda mi definisco anche un genitore vandalo, “queerizzando l’uso” della mia maternità. Decido quindi di continuare a rivendicare il vandalismo della mia genitorialità, e “l’uso queer” che ne faccio, dal momento che l’uso queer può essere interpretato come vandalismo (Ahmed, 2023).
La genitorialità transgender, infatti, è stata tradizionalmente considerata inopportuna, fuori luogo e pericolosa, e lo dimostra il fatto che fino al 2015 le persone transgender che chiedevano la rettifica dei documenti venivano sterilizzate dallo stato italiano.
La genitorialità transgender era vista come non possibile sia perché le identità transgender erano relegate dalla clinica nella sfera della malattia e della devianza, sia perché gli stessi clinici, con una immagine cucita addosso alle persone transgender dal dispositivo medico-psichiatrico, ritenevano che le persone transgender non volessero avere figli, non potessero desiderare o aver desiderato di usare parti sessuate dei loro corpi per procreare, ma soprattutto perché i genitori transgender sono nella posizione di ricodificare i concetti di “Madre” e “Padre”, tanto cari alla nostra società. Un uomo che allatta come quello del murales o una persona come me che per lo stato è un uomo ma che nello stesso tempo è anche la madre dei suoi figli ha un potere dirompente, vandalico, un potere di queerizzazione dei fondamenti dei costrutti binari della famiglia patriarcale, tanto cari ai difensori della famiglia cosiddetta “naturale”.
Tanto è vero che proprio un’immagine che dovrebbe rappresentare un uomo trans gestante è stata usata dalla Lega nelle ultime elezioni europee del 2024 per rappresentare tutto il male e le storture che possono arrivare dall’Europa e che vanno ad inquinare i nostri valori italici, rappresentati dall’immagine di una famiglia nucleare bianca, etero e cisgender.
In questo contesto dove la genitorialità delle persone trans* è invisibilizzata (fino a pensare, contro ogni evidenza, che i genitori trans* non esistano[1]) o apertamente ostracizzata, l’associazione Rete Genitori Rainbow ha rafforzato negli anni il suo impegno per l’emersione dell’argomento e il sostegno ai genitori trans*.
Rete Genitori Rainbow, in cui rivesto il ruolo di referente per la genitorialità delle persone trans*, è un’associazione nata per dare supporto alle persone LGBTQIA+ che avessero avuto figli/e all’interno di relazioni con persone di genere diverso.
Rete Genitori Rainbow è stata forse la prima associazione LGBT ad occuparsi in Italia in maniera mirata delle persone transgender con figli/e, a partire dalla costituzione dell’associazione stessa nel 2011. E’ infatti del 2012 il primo convegno pubblico in Italia realizzato sull’argomento, che si è tenuto a Genova, dove per la prima dei genitori transgender si sono incontrati ed hanno parlato pubblicamente della loro esperienza.
Da lì è nata una prima rete informale di genitori transgender italiani che si sono messi a disposizione per sostenersi a vicenda nell’affrontare le difficoltà che questa condizione poneva allora in Italia e presto i contatti hanno interessato sempre più genitori sparsi per la penisola.
Da quel momento l’associazione ha fondato un gruppo di Auto Mutuo Aiuto per genitori trans*, che al momento è l’unico che conosca in Italia [2] e che si riunisce una volta al mese online, e un progetto di creazione di un corpus di materiali sull’argomento della genitorialità trans* in italiano, che vengono poi pubblicati su una porzione specifica del sito di Rete Genitori Rainbow [3].
Un dei risultati più importanti di questo progetto è stata la pubblicazione nel marzo del 2023 della guida “Trans* con figl3. Suggerimenti per (futur3) genitori trans* e loro alleat3” [4], un libretto di 67 pagine che rappresenta la prima pubblicazione in lingua italiana completamente dedicata all’argomento della filiazione delle persone trans*.
L’opuscolo è stato lanciato il Italia attraverso una diretta online molto partecipata alla quale era presente anche l’autore dell’originale tedesco Kalle Humpner.
Questa pubblicazione è infatti prima di tutto la traduzione di una guida alla genitorialità delle persone trans e non binarie che l’associazione tedesca Bundesverband Trans* ha pubblicato nel 2020, con il patrocinio del governo tedesco.
Quando ho visto la notizia della pubblicazione in un gruppo facebook internazionale di genitori trans* ho pensato che dovessimo assolutamente tradurla, perché in Italia mancava completamente una risorsa del genere.
Grazie al lavoro di traduzione di Alex Romanella, traduttore professionista dal tedesco e anche lui genitore trans* facente parte dell’associazione Rete Genitori Rainbow, l’abbiamo tradotta, riadattando le parti normative alla legge italiana.
In seguito, si è creata una rete di associazioni trans* che ha contribuito alla realizzazione grafica del progetto e alla divulgazione del libretto, liberamente scaricabile in rete.
Già nell’impianto originale tedesco l’opuscolo è diviso in due grandi parti, una prima parte “Diventare genitori” in cui si parla della possibilità per le persone trans* e non binarie di diventare genitori. In principio sono trattate le questioni giuridiche, poi è presentata la tematica del concepimento. Infine si parla dell’esperienza della gravidanza nelle persone trans* e non binarie. Nella seconda parte “Essere Genitori” vengono trattate le questioni che riguardano le persone trans* e non binarie che sono genitori da più o meno tempo. Si parla del periodo immediatamente dopo la nascita, le sfide all’interno della famiglia e i contatti con la scuola, le strutture ricreative, le istituzioni e i consultori famigliari.
Anche nella guida si ribadisce che le persone trans* e non binarie sono genitori oppure vogliono diventarlo e che tuttavia è molto diffuso il preconcetto secondo cui non siano conciliabili con la genitorialità.
Nella quotidianità, le persone trans* e non binarie con figli o che cercano di averli incontrano molti ostacoli e difficoltà. Molte di loro hanno la sensazione di essere sole e si sentono sotto pressioé nel momento in cui desiderano avere figli o se sono diventati genitori prima di fare coming out, poiché è molto difficile trovare una risposta alle tante questioni in sospeso.
Per questo è stato molto importante costruire una rete di genitori trans* anche in Italia a cui potersi riferire, per prendersi cura una dell’altra e delle nostre famiglie, per avere e dare informazioni corrette, per fare ricerca e attivismo sui diritti riproduttivi delle persone trans* e sull’esistenza da sempre di persone trans* con figli e figlie.
Alle volte la visibilità può essere pericolosa, alle volte viaggiare al di sotto dei radar e vivere nei vuoti, anche giuridici, può essere una strategia di sopravvivenza, ma noi abbiamo deciso di parlare e di continuare a vandalizzare con la nostra genitorialità una società fascista e patriarcale.
Note:
[1] Nel 2019, la seconda indagine LGBTI dell'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali (FRA – Fundamental rights agency) ha raccolto le risposte di 19.445 persone trans e ha rilevato che il 19% degli intervistati trans era genitore di almeno un bambino. Nella EU LGBTQ SURVEY III del 2023 del FRA European Union Agency for Fundamental Rights tra i rispondenti italiani il 14% delle donne trans ha dichiarato di essere genitore di uno o più figli, il 6% degli uomini trans e 8% delle persone non binarie.
[2] Per avere informazoni sul gruppo e sulla partecipazione si può scrivere a genitoritrans@genitorirainbow.it
[3] https://www.genitorirainbow.it/genitorialita-trans/
[4] La guida è gratuitamente scaricabile ad esempio a questo link: https://www.genitorirainbow.it/rgr-presenta-libretto-genitorialita-trans/
Bibliografia:
Ahmed S. (2023). Un’altra cena rovinata. Roma: Fandango.
Botteghi E., Romanella A. a cura di (2023) Trans con figl3. Suggerimenti per( futur3) genitori trans* e loro alleat3
Botteghi E. (2024). Storie di genitori trans*. Catania: Villaggio Maori Edizioni.
Hooks B. (2020). Insegnare a trasgredire. L’educazione come pratica della libertà. Milano: Meltemi (Edizione originale pubblicata 1994).
Humpfner K. (2020) Trans* mit Kind! Tipps fur trans* und nicht-binare Personen mit Kind(ern) oder Kinderwunsch. Bundesverband-trans.
Karsay D. (2022) Jumping Ropes: Experiences of Trans Parents In Europe & Central Asia. TGEU.
Masullo G., Coppola M. (2022) Affettività invisibili. Storie e vissuti di famiglie transgender. Varese: PM.